CPR a Torino: c’è un lager in Corso Brunelleschi

I CPR – secondo la definizione del sito della Camera – sono “luoghi di trattenimento del cittadino straniero in attesa di esecuzione di provvedimenti di espulsione”. La realtà, però, è ben diversa: i CPR sono veri e propri lager che esistono da più di 25 anni sotto gli occhi di tuttx e tolgono le libertà individuali a persone che non hanno un permesso di soggiorno, senza aver commesso nessun crimine. Vengono recluse fino a 3 mesi (prolungabile) in condizioni disumane. Non esiste nessuna condizione igienica, ci sono scarafaggi nel cibo, vengono drogat3 dalle ASL con psicofarmaci per essere res3 docili visti i sentimenti di rabbia che ne conseguono, in quanto spesso non sanno perché sono lì, non hanno un avvocato, le tempistiche dei giudici sono lunghissime. Tutto questo mentre si è sempre sottoposti alle vessazioni e alla violenza delle guardie, che di razzismo sono pregne fino al midollo, e i rapporti con l’esterno sono nulli o scarsi e gestiti in modo arbitrario.

La necessità di un permesso di soggiorno scatta al 90esimo giorno di permanenza, e richiede ore e ore di fila nei consolati (anche giorni) dei paesi di provenienza della maggioranza delle persone migranti, e spesso vengono anche richieste mazzette dalle locali forze dell’ordine. Vengono richiesti documenti, assicurazioni e garanzie bancarie anche solo per un permesso di soggiorno turistico, che potrebbe non arrivare mai. Chi lo avrà e vuole partire in modo sicuro, con aerei di linea, viene vessato sia alla partenza che all’arrivo, dalle guardie o dai concittadini.

Le persone possono partire senza documenti perché avere i documenti significa non poter partire “legalmente” o essere subito deportat3 quando vedono che provieni da un paese non considerato “sicuro” (considerazione razzista e classista – tra le varie cose – dell’Europa): le situazioni di “irregolarità” sono create dal sistema che ha posto confini laddove non ce ne sono.

Le persone detenute nei CPR hanno la “colpa” di essere illegali, ma come può un essere umano essere illegale? Se essere legali significa vivere in un paese con più prospettive di vita dignitosa, allora non vedi un buco nel sistema? Pensa se duemila persone danesi venissero recluse nei CPR dopo il tentativo di entrare in Italia…Indignatx? Non ti preoccupare, nessun danese, tedescx, francese, italianx è mai statx catturatx e chiusx in un lager. Sollevatx? E se ti diciamo che questx persone vengono dal Marocco, Egitto, Nigeria, Tunisia, Pakistan, Gambia, Romania, Albania…? Ti sembra più “normale” vero?

Ci hanno insegnato che ci sono stati di serie A, serie B e serie C. E se una persona proveniente da uno stato di serie B o C vuole accedere allo stato di serie A di turno allora è giusto reprimere, allontanare, deportare. Ci insegnano termini come “integrazione” per giustificare la necessità di mezzi di “integrazione”.

Il sistema in cui viviamo è profondamente coloniale e razzista: i confini sono la causa maggiore di morte di questo secolo, con il Mar Mediterraneo che è il più grande cimitero del mondo con corpi senza nome, senza sepoltura, solo con una storia di speranza alle spalle. L’arbitrarietà e le violenza dei confini, delle leggi, delle parole di odio che ogni giorno si sentono pronunciare uccidono, traumatizzano, violentano migliaia e migliaia di persone ogni giorno. La violenza istituzionale non deve essere accettata.

I CPR sono un dispositivo di annientamento silenzioso e non servono a garantire la sicurezza, né a risolvere problemi sociali. Non migliorano la vita di chi vive nei quartieri popolari, non riducono la criminalità. La vera minaccia non è chi arriva in Italia cercando una vita migliore, ma un sistema che si nutre di disuguaglianze e sfruttamento, che cerca costantemente nuovi bersagli da additare come il problema.

kader attia Harragas
“Harragas”(2009) di Kader Attia: questa parola in arabo vuol dire “coloro che bruciano” e in algerino rappresenta le persone “illegali”. “La Zattera della Medusa” di Géricault viene qui formata dalle immagini di migranti del Nord Africa che hanno cercato di attraversare il Mediterraneo. Foto di DAF Beirut

Il sistema che giustifica i CPR è lo stesso che criminalizza il dissenso: oggi vengono rinchius3 loro, perché più vulnerabili, ma nessuno è al sicuro in una società che accetta la repressione, spegne le voci di chi protesta, sfrutta i lavoratori e nega il diritto fondamentale alla casa. Senza poter documentare l’alloggio rischiano di perdere il permesso di soggiorno e di conseguenza tutti i diritti ad esso collegati, tra cui l’assistenza sanitaria (che ricordiamo essere già di per sé incompleta ed elitaria).

Puoi accettare che a pochi km da te venga riaperto un lager? Come puoi credere ciecamente alla favoletta della legalità quando le leggi a cui tanto ti appelli uccidono? Come puoi sentirti più sicurx con un non-luogo di un’appurata violenza e inutilità? Come riesci a credere che tu abbia il diritto di stare qui solo perché un documento lo dice mentre qualcun altro no?

Non essere succube delle tue paure irrazionali, del tuo odio cieco verso chi nemmeno conosci, non essere schiavə delle logiche securitarie dei nostri stati: i luoghi sicuri li fanno l’amore, la cura e la solidarietà tra le persone. Non i confini, non le guardie, non un sistema capitalista che si basa sul nuovo colonialismo, lo sfruttamento (soprattutto delle persone migranti “irregolari”), il razzismo.

Rifiuta l’indifferenza. Non accettare una società che costruisce confini e gabbie, che rinchiude e deporta, che divide invece di unire. Lotta contro la riapertura di ogni CPR, contro un sistema che ha fatto della paura e dell’esclusione la sua bandiera. Non restare in silenzio mentre si alzano nuovi muri. La nostra libertà dipende dalla libertà di tuttx.

Chiudiamo insieme tutti i lager, a partire da quello vicino casa tua: il CPR di Corso Brunelleschi aspetta solo di essere chiuso, stavolta per sempre.

Per restare informatx e capire cosa fare consigliamo di seguire la pagina Mai più Lager – NO ai CPR https://www.instagram.com/noaicpr?igsh=c2Rsc2FxZ3NncGV1